Domenico Rea Le due Napoli Prefazione di José Vicente Quirante Rives

7.00
Ritorna l’opera dello scrittore e giornalista Domenico Rea
Raimondo è riuscito a riportare in “auge” una grande opera: “Le due Napoli. Saggio sul carattere dei napoletani” , apparso per la prima volta sulla rivista “Paragone” del 1951. Con la prefazione dell’autore spagnolo José Vicente Quirante Rives, Rea ritorna nelle librerie con la sua verità “neorealista”.

Il saggio analizza a fondo il carattere dei napoletani, troppo spesso identificati con i personaggi narrati durante i secoli nella letteratura e nelle canzoni. Uno spaccato di verità che mette a nudo la loro natura, antropologicamente raccontata dai più grandi scrittori di tutti i tempi ma poco compresa per davvero. Lo scrittore, a suo tempo, cercò di differenziare la Napoli narrata da quella realmente esistita.

Non è Rea a voler guardare Napoli, porta misteriosa di tutta l’Italia meridionale, dal fondo del pozzo?” Rives così cita nella sua prefazione riferendosi alla visione realistica dello scrittore. Ed è proprio questo suo modo di guardare al di là della “maschera” che lo rende terribilmente vero: “Ci si trova subito di fronte ad una vasta letteratura indigena e straniera tanto antica e radicata da far legge: e agli stessi napoletani, che han finito per credere di essere simili ai personaggi cantati, narrati e rappresentati dai loro scrittori. Quando qualcuno ha tentato la via della verità, per primi i napoletani si sono ribellati; e non vi sono riconosciuti”. Miseria dimenticata, simpatizzata dai grandi scrittori e commediografi l’ “arte dell’arrangiarsi”, non peculiare caratteristica di un popolo ma tragica esigenza esistenziale per la sopravvivenza degli ultimi. Il saggio di Rea, scritto negli anni del post guerra, non si discosta da realtà ancora esistenti e grazie alla lungimiranza di Di Maio possiamo leggere un’analisi quasi “verghiana” dell’indole partenopea, al grande autore siculo va il riconoscimento, da parte di Rea, di esser stato “spietatamente vero” nei confronti del suo popolo : “spogliò le cose del folclore siciliano e le rese nude e terribili”. Luoghi comuni scomposti, Rea spoglia il napoletano dai vestiti cuciti da un sarto maldestro, che copre nudità deformi troppo amare per essere mostrate.